Il leader di Forza Italia: «Contrario a un governo tecnico»
«Prodi cadrà a novembre»
La profezia di Berlusconi: «Un senatore della Margherita passerà con noi. Contrario a un governo tecnico»
ROMA - «Prodi cadrà la seconda settimana di novembre». Ossia sulla Finanziaria. È la profezia che Silvio Berlusconi ha dato durante una festa alla quale ha partecipato il capogruppo della Lega Roberto Maroni. «Con noi - ha sostenuto l'ex premier - passerà un senatore campano della Margherita di un certo peso, in tutti i sensi...». E poi ha aggiunto: «Sono tantissimi al Senato ad essere a piè di lista, certi che non saranno più rieletti». Il leader azzurro ha ribadito di essere contrario ad un governo tecnico e di non voler assolutamente una legge elettorale «che consenta a Veltroni di correre da solo».
Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi (Emblema) |
LA PROFEZIA - «Dopo la caduta di Prodi non c'è nessun governo tecnico o istituzionale. Sono sicuro anche per quanto riguarda la condotta dei miei alleati. Se facessero altrimenti non perderebbero solo la faccia ma anche i loro partiti» ha spiegato ancora Berlusconi. Che poi non ha escluso di stipulare un nuovo contratto con gli italiani, analogo a quello del 2001: «Perché no, farò un nuovo contratto, magari chiamandolo in un altro modo. Anche da Vespa, se mi paga...».
FINANZIARIA - Il leader di Forza Italia si è poi soffermato sulla Finanziaria negando che il ricorso per l'esercizio provvisorio, in caso di caduta del governo, possa danneggiare l'economia italiana. «Ma quale problema, l'esercizio provvisorio è bellissimo. Non è più come una volta, si risparmiano un sacco di soldi».
20 ottobre 2007
DIETRO LE QUINTE
Prodi e i timori per il governo
«È scattato il complottone»
«Ogni giorno sarà buono per affondarci, corteo pericoloso»
DAL NOSTRO INVIATO
LISBONA - Non aspetterà l’assalto finale nel chiuso della trincea di Palazzo Chigi. Finché avrà numeri, munizioni e ossigeno politico, giocherà le sue carte in campo aperto, cercando di anticipare e sparigliare le mosse di chi vorrebbe prepensionarlo anzitempo, consapevole che le probabilità di sconfitta sono alte, ma deciso a vendere cara la pelle: «Se andrà male, dovrà essere chiaro a tutti di chi è la responsabilità».
E’ iniziato il conto alla rovescia, quello che nelle intenzioni di tanti dovrebbe culminare nella scritta «the end». Fine del Prodi 2. Il Professore ha avuto tutta l’estate per prepararsi e ora che le truppe avversarie si sono messe in movimento, entrando in pressing sui senatori di confine dell’Unione (dai diniani a Fisichella, passando per Bordon), l’ha annunciato di persona ai suoi: «Il complottone è partito, da qui a fine novembre ogni giorno sarà buono per tentare di metterci sotto. È dura, ma possiamo giocarcela: proviamoci». È una partita alla luce del sole, una di quelle sfide dove i duellanti si guardano negli occhi prima di spararsi addosso. C’è Prodi con i suoi 25 ministri, un esercito di sottosegretari, un margine risicatissimo al Senato e la granitica convinzione di «aver fatto un buon lavoro e di potere fare anche meglio, se solo me ne daranno il tempo». C’è Berlusconi che ha bisogno di andare al voto in primavera, altrimenti rischia di vedersi sfarinare tra le mani ciò che resta della Casa delle Libertà. Ci sono settori del mondo industriale, adeguatamente supportati, che non ne possono più di un governo considerato ostaggio della sinistra radicale e vagheggiano formule centriste, anche se ancora indefinite. C’è la sinistra radicale, che in realtà Prodi se lo terrebbe anche, ma che, tra rincorse al sindacato e voglie di piazza, non perde occasione per tramutarsi nell’ennesimo elemento destabilizzante. E poi Mastella che si sente messo in croce. E Di Pietro che fa le fusa al popolo dei «grillini». Insomma, decisamente troppo, anche per un mediatore della tenacia del Professore. Che infatti, abbandonata la sindrome da assedio con la quale ha convissuto in questi 17 mesi, sta velocemente cambiando strategia. Mettendo ognuno davanti alle proprie responsabilità. Ha cominciato giovedì mattina con quelli della sinistra radicale che oggi sfileranno a Roma sul Welfare: «Guardate - ha detto loro con tono basso - che la vostra manifestazione rischia seriamente di indebolire un governo che in tanti vogliono mandare a casa...».
Attenzione, allora, a tarare bene i toni della manifestazione, guai se prevalessero gli accenti antigovernativi, non regaliamo benzina ai nostri avversari: «Gli accordi sono migliorabili, ma se io dovessi cadere, vi ritrovereste con un pugno di mosche in mano». Quindi, introducendo l’altro corno della sua strategia, quella che punta a frenare un’eventuale emorragia di senatori, ha aggiunto: «Ricordatevi che una maggioranza, anche se risicata, noi ce l’abbiamo a Palazzo Madama e sarebbe davvero inspiegabile se ci mutilassimo da soli...». Da parte sua, il Professore ce la sta mettendo tutta per soffocare sul nascere le tentazioni di fuga di molti senatori, corteggiati quotidianamente da Berlusconi. Un monitoraggio quotidiano quello del premier: li ascolta, li riceve, li rassicura. Ma non è detto che basti. Ed è qui che entra in gioco Walter Veltroni. Nel colloquio dell’altra sera a Palazzo Chigi, prima di partire per Lisbona, il premier ha chiesto al neosegretario del Pd di spendersi anche lui sul fronte del Senato. «E Walter - raccontano attorno al Professore - ha dato ampie assicurazioni, dicendo che avrebbe iniziato subito i contatti». A conferma, come ama ripetere spesso Prodi, che «un buon ciclista sa guidare anche in tandem». Che poi il boom delle primarie abbia ridisegnato la leadership del centrosinistra, o comunque di parte di essa, e che qualche scintilla la coabitazione la produrrà, lo dicono i numeri e la logica politica. «Ma certo non vengono da Veltroni i pericoli per il governo. Anzi, in questo momento io e Walter andiamo nella stessa direzione, i nostri obiettivi coincidono» non si stanca di dire il Professore, quasi incredulo di poter contare su un fronte amico.
Francesco Alberti
19 ottobre 2007(modificato il: 20 ottobre 2007)
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