storica visita IN ISRAELE, la prima DA capo della casa bianca
Bush in Israele: Iran minaccia per la pace
Olmert: «Gli Usa l'alleato più forte contro il terrorismo». Razzi di protesta a Gaza, Hamas in piazza
TEL AVIV - George W. Bush insiste: l'Iran è una minaccia alla pace mondiale e la comunità internazionale deve cooperare per impedire che il regime degli ayatollah si doti di armi nucleari. Il capo della Casa Bianca «approfitta» della sua prima visita in Israele da presidente degli Stati Uniti per rinforzare l'alleanza anti-iraniana. La missione mediorientale di Bush include visite all'Arabia Saudita e ad altri alleati arabi nella speranza di contenere l'influenza di Teheran nella regione.
«LA MINACCIA IRANIANA» - E nella conferenza stampa seguita a oltre due ore di colloquio con il premier israeliano, Ehud Olmert, a Gerusalemme, avverte: «L'Iran era una minaccia, l'Iran è una minaccia, l'Iran sarà una minaccia alla pace mondiale se la comunità internazionale non si unirà per impedire che quella nazione si doti delle conoscenze per costruire armi nucleari», ha detto a dispetto del rapporto diffuso lo scorso dicembre dall'intelligence americana, in cui si affermava che Teheran aveva rinunciato a sviluppare clandestinamente un programma nucleare a fini militari. «Un Paese che ha avuto un programma segreto può facilmente riavviarlo segretamente. Un Paese che può arricchire l'uranio per scopi civili può facilmente trasferire quelle conoscenze in un programma militare», ha assicurato Bush. E, alludendo alle dichiarazioni attribuite al presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, che avrebbe auspicato la cancellazione dello Stato ebraico dalle carte geografiche, Bush ha aggiunto: «Un Paese che ha fatto dichiarazioni come quelle fatte riguardo al nostro amico Israele è un Paese che deve essere preso sul serio e la comunità internazionale deve capire bene quale minaccia rappresenta l'Iran alla pace mondiale». Bush ha proseguito dicendo che gli Stati Uniti «continueranno a lavorare con i Paesi europei, con Russia e con Cina, così come con le nazioni di questa regione affinchè sia fugato ogni dubbio» sulla pericolosità dell'Iran.
MINACCE A TEHERAN - Il capo della Casa Bianca ha poi accennato allo scontro navale sfiorato all'alba di domenica scorsa in acque internazionali dello Stretto di Ormuz tra unità da guerra statunitensi e lance dei pasdaran iraniani. Bush ha parlato di «conseguenze gravi» se l'Iran attaccasse navi americane. «Tutte le opzioni sono sul tavolo per proteggere i nostri interessi», ha detto Bush rispondendo alla domanda di un giornalista. «Lo abbiamo detto con chiarezza e pubblicamente. Loro conoscono la nostra posizione e sanno che vi sarebbero conseguenze gravi se attaccassero le nostre navi. Questo è quanto. Consiglio loro di non farlo».
«VIA GLI INSEDIAMENTI EBRAICI» - Quanto alla questione palestinese, Bush ha parlato di «opportunità storica» per il Medio Oriente di «combattere i terroristi e diffondere democrazia e libertà». «Non sarei qui se non credessi che tu, signor primo ministro, e il signor Abbas, siete seri». Sulla stessa lunghezza d'onda Olmert: israeliani e palestinesi stanno «seriamente cercando di giungere a un accordo di pace» basato sul principio dei due Stati coesistenti in pace, ma finché ci sarà il terrorismo nella Striscia di Gaza questo sarà difficile, è il monito del premier israeliano nel corso della conferenza stampa. Bush ha invitato a Israele a rimuovere gli insediamenti illegali costruiti in Cisgiordania: «gli insediamenti dovranno sparire». Quello degli insediamenti è uno dei maggiori problemi di frizione tra gli israeliani ed i palestinesi. Il premier Olmert si è impegnato a rimuovere tali insediamenti ma senza fissare alcuna precisa scadenza.
PROTESTA DI HAMAS - Contro la visita di George W. Bush migliaia di simpatizzanti di Hamas hanno manifestato a Gaza per tutta la giornata. «Bruciando la bandiera americana diciamo che il popolo palestinese, il mondo arabo e islamico respingono la visita di Bush», ha detto alla folla Mushir al-Masri, deputato del movimento di resistenza islamico, «Questa visita altro non è che la visita di una persona rimasta intrappolato in Iraq e in Afghanistan e che alla fine della sua carriera politica vuole conquistarsi onori a spese del nostro popolo».
«RAZZI QASSAM SONO NOSTRO MESSAGGIO»- La visita del presidente americano in Israele e nei Territori è duramente criticata anche dal Comitato di resistenza popolare, uno dei movimenti armati attivi nella Striscia . L'intenso lancio di razzi Qassam compiuto questa mattina dal nord della Striscia di Gaza in direzione di Israele «sono il nostro personale messaggio per l'arrivo del presidente americano» ha detto il portavoce Abu Mujahid. Complessivamente sono undici i razzi Qassam sparati da questa mattina, e almeno uno avrebbe colpito un'abitazione della cittadina israeliana di Sderot, senza tuttavia provocare vittime.
PROSSIME TAPPE - Dopo Gerusalemme, il presidente degli Stati Uniti domani sarà nella Cisgiordania occupata: prima a Ramallah per incontrare il presidente palestinese Abu Mazen, poi a Betlemme per una visita alla Basilica della Natività. Il capo della Casa Bianca eviterà la Striscia di Gaza strappata ad Abu Mazen con un colpo di mano di Hamas a giugno dell'anno scorso. Nessuna novità è però attesa per questi tre giorni di colloqui, dopo la conferenza internazionale di Annapolis, in cui israeliani e palestinesi hanno promesso di arrivare a un accordo per un nuovo stato palestinese prima del gennaio 2009, quando scadrà il mandato di Bush.
IL BENVENUTO - Ad accogliere Bush in aeroporto a Tel Aviv Peres e Olmert. Gli Usa ci aiutino a «fermare la follia di Iran, Hezbollah e Hamas»: è stato l'appello rivolto dal presidente israeliano a Bush . Gli Stati Uniti sono il «nostro più forte alleato» nella guerra al terrorismo, gli ha fatto eco il premier israeliano, sottolineando che le relazioni tra Usa e Israele sono «inalterabili» in quanto basate su comune valori. Olmert ha anche definito Bush «mio amico personale e confidente».
BUSH: «ORA PACE DUREVOLE» - «Mi fa molto piacere essere qui» ha detto Bush stringendo la mano a Olmert e Peres. «Vogliamo una pace durevole» ha aggiunto, sottolineando di «vedere nuove opportunità per la pace in Terra Santa e per la libertà nella regione». Dopo gli onori militari di rito e l’esecuzione degli inni nazionale (guarda), i tre si sono diretti verso il podio sistemato sulla pista. Presenti anche i due ministri degli Esteri, Tzipi Livni e Condoleezza Rice.
09 gennaio 2008
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