Tuesday, March 31, 2009


  • Sta rapidamente, drammaticamente aumentando in Russia il numero delle famiglie che nell’infuriare della crisi globale ha visto il proprio tenore di vita scivolare verso la povertà. Secondo un sondaggio commissionato dal popolare quotidiano Komsomolskaja Pravda all’istituto di ricerche demoscopiche Vtsiom (uno dei più autorevoli del paese) il numero dei cittadini che non dispone di entrate sufficienti a garantire una normale alimentazione è salito in un anno dall’8 al 14 per cento del totale; più modesto ma sempre significativo l’aumento del numero delle famiglie il cui reddito è sufficiente a comprare i prodotti alimentari necessari, ma non altri generi di consumo normale, in primo luogo l’abbigliamento: nello stesso periodo di un anno, dal febbraio 2008 al febbraio 2009, queste famiglie sono passate dal 28 al 32 per cento del totale. Nell’ultimo mese preso in esame - il febbraio 2009 - oltre metà degli intervistati ha dichiarato che le proprie entrate familiari sono diminuite nel corso dei 30 giorni precedenti, e ben l’85 per cento ha dichiarato che gli aumenti dei prezzi degli ultimi tempi hanno provocato difficoltà nel loro bilancio.
    Se questa è la fotografia della situazione odierna, c’è da temere il peggio nei prossimi mesi quando, secondo la maggior parte delle previsioni, arriverà una massiccia ondata di licenziamenti nell’industria, a partire da settori chiave ad alta occupazione come la siderurgia o l’automobile, già adesso in preda a una crisi gravissima e funzionanti a orario ridotto o con chiusure prolungate (l’ultima fabbrica a chiudere i battenti per “ferie obbligatorie” è stata la Toyota di San Pietroburgo, che terrà a casa i dipendenti per sei settimane). Anche il governo, per bocca del ministro dell’industria Viktor Khristenko, ha affermato ieri di prevedere una flessione nel mercato dell’auto russo vicina al 60 per cento rispetto al 2008, che è stato l’anno d’oro del settore.


  • Un altro segno interessante della crisi in Russia viene dalle forze armate: da un lato il Cremlino dichiara di voler investire grandi quantità di denaro in un vasto programma di ammodernamento delle strutture, della logistica e degli armamenti ad alta tecnologia (anche in funzione di volano per l’intera economia nazionale) dall’altro si prepara a una drastica riduzione delle spese di ordinaria amministrazione, in particolare attraverso una contrazione del numero degli effettivi. Il programma di riforma delle forze armate prevede una riduzione di duecentomila unità nel numero dei militari in servizio, da 1,2 milioni a 1 milione, con tagli molto più drastici nei ranghi, oggi molto gonfiati, degli ufficiali (da 250 a 150mila) e soprattutto degli ufficiali superiori, generali e ammiragli in primo luogo - che sono anche le figure più costose in organico: il numero dei “quattro stelle” dovrebbe scendere da 1.100 a soli 200 ufficiali.

    Per “dare l’esempio”, ieri il ministero della difesa ha annunciato che quattro dei più alti ufficiali in servizio sono stati tolti dai ranghi delle forze armate: si tratta dei generali dell’esercito Vladimir Popovkin e Nikolaj Pankov, entrambi col rango di viceministri della difesa rispettivamente con delega agli approvvigionamenti e alla mobilitazione, e dei generali Vasilij Smirnov e Mikhail Vozhakin, rispettivamente vicecapo di stato maggiore generale e capo della direzione personale del ministero. Resta da capire dove stia il risparmio in questo passaggio “esemplare”, visto che i quattro manterranno tali e quali i loro remuneratissimi incarichi, ma in abiti civili.


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